mercoledì 10 dicembre 2014

Caro Matteo Renzi


Caro Matteo Renzi,

nel medioevo c’erano i feudatari ed ancora prima il Re che curava gli interessi del suo popolo ed aveva cura del proprio territorio. Se il sovrano era oculato i cittadini (dolenti o nolenti) pagavano le tasse e ricevevano in cambio protezione dagli invasori , giustizia e serenità. Ai giorni nostri la gente è incavolata nera e non certo perché sente la mancanza del Re. Quello che fa preoccupare la gente è il vedere come, poco alla volta ma in maniera inesorabile, tutte le conquiste che abbiamo fatto nel corso dei secoli ci stiano crollando sotto i piedi, proprio come le strade che si sbriciolano all’improvviso, figlie di appalti improvvisati e di materiali scadenti o non adatti. Che manchino i soldi è risaputo, ma la colpa non può essere sempre delle maglie troppo strette del patto di stabilità, visto che le tasse comunque lo stato, le provincie ed i comuni le riscuotono. Capitolo giustizia: sono numeri da emergenza quelli cui lottano quotidianamente polizia e carabinieri impegnati a sgominare la piaga dei furti nelle abitazioni. Ci sono ladri acrobati, bande di stranieri e pendolari dei furti che si spostano da una provincia all’altra e da una regione all’altra. La crisi economica è uno dei fattori che ha scatenato questa crescita dei furti nelle case, ma non è il solo. Eppure questa fotografia non è ancora completa. Leggendo infatti il rapporto sulla classifica della qualità della vita apprendiamo che la provincia di Lodi è al 69° posto. Non a caso le sei aree di analisi ovvero tenore di vita, servizi & ambiente, affari & lavoro, ordine pubblico, popolazione e tempo libero coincidono in parte con gli argomenti cui sopra. Manca, a mio avviso, un segnale di speranza che possa dare la serenità alla gente, una mancanza che sta diventando un fattore predisponente ad un crollo verticale della nostra società.


Vogliamo allora cominciare a provare a cambiare registro, tutti assieme?

Vogliamo pensare che dobbiamo sforzarci (si proprio così, dobbiamo sforzarci…) a riconquistare quei rapporti umani e sociali che il cinismo attuale ed il ‘progresso’ ci hanno tolto nostro malgrado?

Lei che può mi faccia il piacere di ‘ordinare’ a tutti i dipendenti pubblici di sorridere davanti alla persona che gli si presenta, fosse pure per una rogna.


Cominciamo a salutarci con un gesto gentile, con una espressione educata un qualsiasi rapporto di lavoro, nei comuni, negli enti pubblici come negli ospedali o nelle poste. Torniamo ad essere quello che eravamo, più solidali, meno ipocriti e, se servisse, limitiamo i social network a favore dell’amicizia vera. Quella che ti rimane addosso anche se resti senza batteria.

Favorisca delle leggi per il ritorno dell’artigianato nei paesi, nelle comunità e nei quartieri. Cresciamo i nostri figli in scuole accoglienti, colorate e non in quei tuguri dove spesso li abbandoniamo al mattino scappando poi al lavoro come delinquenti.

Lavori affinché chiunque venga in Italia resti incantato da questo rinascimento e voglia tornarci al più presto.


Aiuti, Lei che può farlo, un paese a ridestarsi, finché questo è possibile, perché l’impressione che si ha, altrimenti, è quella di un lento, inesorabile ed amaro declino.


Cordialmente,
Paolo Cavallanti


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